Due anni fa un gruppo di 40 produttori rispose alla chiamata di vinocalabrese.it per condividere un momento di discussione e riflessione, fuori dai convegni politico-istituzionali, sulla partecipazione della Calabria al salone del vino più importante d’Italia, al Vinitaly. Il titolo provocatorio, per noi stessi, era NON PERDIAMOCI IN UN BICCHIER D’ACQUA (leggi qua). Da qualche tempo era matura l’idea in tanti produttori che era arrivato il momento di fare un gesto comune, di gettare le basi per una presenza corale e convinta a Verona: non fosse altro che il brand “Calabria” cominciava a tirare e conveniva stare tutti sotto lo stesso tetto.

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Dopo questa fase, passato tutto il periodo fisiologico di assestamento del nuovo governo regionale, siamo andati a parlare con il Presidente e il dipartimento e quello che era un seme condiviso ha cominciato a germogliare: abbiamo trovato la politica e la struttura regionale pronte a sostenere un progetto importante, un’apertura di grande rilievo che ha dato un segnale.  

Poi il Vinitaly del cinquantenario è arrivato e la forza propulsiva calabrese delle cose fatte bene si è sentita e vista. 

Raccolti i frutti di un’azione di squadra senza precedenti, mossi i primi passi decisivi e fondamentali per la costruzione di un nuovo percorso di promozione e valorizzazione che si basa sul fare sistema (traguardo non affatto scontato), mi permetto di sottolineare 10 punti cardine e solo 1 da risolvere:

1) 56 aziende insieme non si erano forse mai viste (qualcuno ricorda il Vinitaly della statua di ghiaccio di Carlo Rambaldi, ma penso non sia paragonabile a questo momento di crescita e consapevolezza del vino calabrese)

2) Due consorzi di tutela, del Cirò e Melissa e del Terre di Cosenza, protagonisti di uno spazio di degustazione e di 2 eventi dedicati al territorio, alla storia e alla cultura vitivinicola delle 2 aree calabresi più rappresentative.

3) La presenza di una collettiva all’interno del fuori salone, il Vinitaly and the City, organizzata dal consorzio del Terre di Cosenza e dalla Camera di Commercio di Cosenza con 35 vini in degustazione nello spazio centrale dell’evento, nel Cortile del Mercato Vecchio, il cuore antico di Verona. Lo spazio è stato letteralmente assalito da winelover e turisti tanto da finire il vino prima della chiusura della manifestazione.

4) La squadra messa in campo dal Dipartimento Agricoltura ha funzionato: sia l’allestimento che lo staff dedicato a comunicazione ed eventi erano all’altezza delle aspettative di un evento complesso come quello del Vinitaly.

5) Gli ospiti e le iniziative del programma sono state ben articolate e hanno raccontato bene il fermento della nostra regione e le varie sfaccettature del patrimonio vitivinicolo regionale.

6)bicchieri in abbondanza e la selezione di prodotti identitari della nostra terra hanno fatto da corredo a una produzione vitivinicola matura che sta sempre più smettendo di scimmiottare altri stili.

7) Il clima che si respirava era quello giusto: tutti hanno pensato che stavano dando un contributo importante alla svolta che il mondo della produzione sta imprimendo alla percezione dei nostri prodotti vitivinicoli. Pochi lamenti, sempre i soliti, emersi anche dalle schede di valutazione.

8) Il “ritorno a casa” di piccoli e grandi big della nostra vitivinicoltura. I cosiddetti Cirò Boys, che non sono più solo Boys per fortuna, e grandi produttori, quali, Librandi, Lento e Senatore, hanno voluto essere presenti allo stand e aziende come Ferrocinto, Spadafora e Iuzzolini/San Francesco si sono avvicinati nel padiglione 12 per stare vicini all’area calabrese. 

9) Gli affari che tanti ci hanno raccontato di aver fatto: perché quando le cose cominciano a funzionare, il lamento passa in secondo piano e i compratori sono felici di godere delle nostre produzioni.

10) Una cosa non abbiamo compreso e ce ne siamo stati zitti pubblicamente fino ad ora per non alimentare polemiche preliminari inutili e sterili. Ulizzare il brand Rosso Calabria per la nostra spedizione a Verona poteva diventare un boomerang: penso che tutti se ne siano accorti per tempo e questa scelta è rimasta timida sullo sfondo. Comprendiamo la voglia di dare continuità a un evento ma non possiamo permetterci di usarla in manifestazioni extra-regionali. Siamo famosi per i passiti (il Greco di Bianco e il Moscato di Saracena), siamo forti nei bianchi, sebbene con poca tradizione, in quanto la nostra viticoltura può godere di escursioni termiche e di altitudini che altri sud non hanno, siamo frequentati dai turisti del mare e la nostra cucina di pesce in abbinamento a vini più freschi è sempre più sostenuta da giovani chef e apprezzata. Ci hanno detto di non semplificare il concetto di Calabria e tutta la ricchezza che la caratterizza legandola al colore del vino. Capiamo e tifiamo per il peperoncino e la cipolla di Tropea ma il Rosso Calabria è una denominazione Igp e poteva succedere l’irreparabile. Peccato, perché il corposo lavoro sui social intestati a Rosso Calabria rimarrà in archivio con questo, con l’augurio che rimanga solo una parentesi e che il prossimo anno si possa chiamare  CALABRIA POTENTE.

Giovanni Gagliardi

PS: a mio parere dobbiamo dare seguito al lavoro e fare un incontro a breve: esistono decine di strumenti da attivare per continuare nel grande percorso di rinascita messo in campo negli ultimi anni dalle aziende e oggi anche con l’ausilio delle istituzioni. Perchè a riperdersi in un bicchier d’acqua ci vuole poco….

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