Riproponiamo le risposte del nuovo presidente della regione alle nostre domande fatte in campagna elettorale su alcuni temi emerse dal dialogo con i produttori di vino calabrese.

 

Ogni produttore vitivinicolo impiega per questioniburocratiche circa 1/3 del suo tempo, l’impegno aumenta ancora di più per le piccole aziende. All’interno delle competenze regionali, cosa intende fare per ridurre la burocrazia?

Uno dei miei obiettivi strategici è quello di snellire e rendere più efficiente la macchina burocratica della Regione Calabria che deve necessariamente diventare un ente sempre più vicino al cittadino. E’ impensabile che nel 2010 ci siano dirigenti senza specializzazioni specifiche. Cosi come è impensabile che la burocrazia ad oggi è, di fatto, un grosso freno allo sviluppo delle imprese. Lo snellimento dell’apparato burocratico, soprattutto attraverso le nuove tecnologie, può favorirne la competitività.

La vitivinicoltura calabrese nonostante la storia millenaria risulta pressoché sconosciuta al grande pubblico. Quali sono le strategie che intende perseguire per la valorizzazione del mondo vitivinicolo calabrese?

 

Il settore vitivinicolo calabrese rappresenta uno dei punti d’eccellenza della produzione agricola regionale. Sono convinto che la maggiore limitazione sia dovuta alla scarsa presenza nei mercati internazionali. Ritengo strategico creare maggiori opportunità di partecipazione a fiere di settore e comunicare, attraverso campagne, mirate il nostro prodotto. Non si tratta solo di voler comunicare, ma di saperlo fare bene. La partecipazione dell’ente regione ad eventi internazionali rappresenterà un’opportunità in più per le aziende del settore. Altro settore strategico è il marketing del prodotto vino. In altre nazioni, la Francia su tutte, lo ha saputo sfruttare. Oggi non può più essere messo in secondo piano ed ha un’importanza forse pari a quella dello stesso prodotto.

La Calabria è la regione con il più vasto patrimonio ampelografico autoctono, purtroppo molte varietà non sono ancora iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite. Cosa pensa di fare per tutelare e valorizzare questo immenso patrimonio?

Credo che sia indispensabile promuovere un tavolo tecnico con tutti i soggetti interessati. Sono consapevole dell’importanza del vino calabrese ecco perché ritengo che la Regione debba intervenire urgentemente non solo a tutela delle produzioni attuali, ma soprattutto per far riscoprire il patrimonio autoctono presente in tutte le province calabresi. L’iscrizione al registro è uno dei primi passi per il riconoscimenti delle nostre produzioni, elemento indispensabile per il definitivo decollo del comparto.

 

La commercializzazione del vino è strettamente legata alle qualità del terroir d’origine. Pensa che le difficoltà nella vendita del vino calabrese siano legate alla devastazione diffusa del territorio? Se si, cosa pensa di fare per evitare ulteriori scempi e rimediare a quanto già fatto?

Il territorio calabrese morfologicamente non consente grandi produzioni di uva e quindi di vino. Le aziende regionali dovranno perciò puntare, a mio giudizio, sulla ricerca dell’alta qualità e su una distribuzione specializzata. Non credo che le difficoltà di vendita siano legate solo alla devastazione diffusa del territorio. Ma quando apparato produttivo, burocratico e gestione del territorio vanno per compartimenti stagni è chiaro che ne risente la vendita del prodotto. La mia idea è quella di evitare tutto ciò, lavorando in sinergia, promuovendo incontri sempre più spesso. I responsabili dei vari settori devono parlarsi tra di loro e capire le esigenze gli uni degli altri. A ciò va aggiunta una seria capacità politica di capire le reali esigenze dei produttori.

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