di Roberto Polisicchio

“CIRÒ – I luoghi del Gaglioppo”, un libro bello ed interessante per scoprire o per riscoprire il Cirò, Giorgio Fogliani abilmente traccia da un lato un profilo divulgativo e di gusto di un vino antichissimo, in origine chiamato Krimisa e forse bevanda delle olimpiadi, e dall’altro un percorso nei luoghi dove questo vino, di cui sono innamorato, viene prodotto.

Come redattore di questo articolo, faccio una doverosa premessa: sono capitato nel mondo enogastronomico per scelta passionale ed un po’ per caso, quindi non vivo di enogastronomia perché esercito tutt’altra professione, però ho la consapevolezza di poter affermare che chi acquisterà il saggio riuscirà a percepire “cosa vuol dire Cirò”. L’autore con estrema chiarezza conduce il lettore nella zona vitivinicola, gli appassionati leggeranno di viticoltori, cantine, degustazioni, geografia, storia e del terroir che “nel linguaggio enogastronomico indica il rapporto che lega un prodotto (vino) alle caratteristiche del microclima e del suolo in cui è coltivato” (Treccani), dunque la somma di alcuni fattori che fa la competenza. Nel 2015 dalla risposta che il vignaiolo Francesco De Franco diede a Giulio Polisicchio in un’intervista: “Il terroir del Cirò è unico sia per le caratteristiche pedoclimatiche che per il saper fare vitivinicolo millenario e diffuso in tutta la comunità cirotana. Per questo motivo lavoro solo con il Gaglioppo un’uva presente da secoli nel cirotano e che reputo il miglior interprete del nostro terroir” (cfr. Il garantista pag. 8, 24 maggio 2015), e dalla scoperta del simbolo scelto sulla bottiglia, da Cataldo Calabretta, la “ronca da Potatura” (Arciglione) appartenuta al nonno, nel mio immaginario pensai di aver scoperto una generazione di nuovi vignaioli che voleva far brillare ancora di più l’antico e grande vino Cirò.

A distanza di poco tempo, pur non essendo un esperto, leggendo, sulla quarta di copertina …”Cirò sta vivendo una nuova primavera, sospinta da un terroir di valore e da una coraggiosa generazione di vignaioli”, mi ritengo soddisfatto di aver visto “giusto” il patrimonio del cirò che si è arricchito ancora di più. Fogliani descrive il fenomeno nelle pagine 22 e seguenti scrivendo, oltre che dei citati De Franco e Calabretta, di Sergio Arcuri, Mariangela Parrilla, Assunta Dell’Aquila, Cote di Franze e Scala.

Ed allora vediamo in sintesi, questo fantastico testo con fotografie incantevoli, nel quale si scoprirà, il Cirò, il ruolo di Librandi, l’attuale e le prospettive, il palmento, il terroir, la Dop, i vitigni, il cibo dei cirotani e si conosceranno i vini delle cantine Sergio Arcuri – ‘A vita – Cataldo Calabretta – Tenuta del conte – Cote di Franze – Dell’Aquila – Tenuta Iuzzolini – Librandi – Giuseppe Lucà – Rocco Pirito – Fattoria San Francesco – Scala – , degustati da Samuel Cogliati e da Giorgio Fogliani, durante la permanenza nel territorio.

Un’ultima annotazione, all’apertura del libro ho letto un passo di una canzone di Rino Gaetano del 1974, “camminare con quel contadino che forse fa la stessa mia strada parlare dell’uva, parlare del vino che ancora un lusso per lui che lo fa” che mi ha dato una sensazione indescrivibile e mi ha fatto percepire di trovarmi di fronte ad un grande testo, cosi è stato!

 

Giorgio Fogliani
“CIRÒ – I luoghi del Gaglioppo”
Possibilia Editore
I Edizione settembre 2017 € 13,00
www.possibiliaeditore.eu

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui