Il racconto della serata organizzata da Onav Torino e le impressioni sui nostri vini.

Enotria Tellus ovvero terra dove si coltiva la vite alta da terra legata al palo era uno degli antichi nomi della Calabria, anche se nel nostro immaginario poco associamo questa regione al vino. La sezione di Torino nella programmazione mensile ha inserito una serata di approfondimento con un esperto e grande conoscitore del territorio, Gennaro Convertini, e con la collaborazione di Giovanni Gagliardi, ideatore e responsabile del sito internet www.vinocalabrese.it.

Una sintesi della regione: definita “Fresco sud” anche se la peculiarità del territorio è quella di avere 800 chilometri di costa, la sua morfologia è molto complessa con alternarsi di valli, colline e monti con altezze significative, la parte meridionale del Pollino che supera i 2mila metri d’altezza, il Massiccio della Sila e l’Aspromonte, poche quindi le zone pianeggianti. Una cultura di montagna che si riscontra anche nella cucina. La diversità e la confusione ampelografica, una ricchezza di circa 350 vitigni, invece è limite da un lato e risorsa dall’altro dello sviluppo della viticoltura. 12mila ettari di vigneto, una produzione di 400mila ettolitri all’anno di cui 70% rosso e 30% bianco distribuiti 40% a Crotone, 30% a Cosenza, 18% a Catanzaro, 11% a Reggio Calabria, 1% a Vibo Valentia. 9 le doc, quelle più rappresentative Cirò e Terre di Cosenza con molte sottozone; 9 le igt. Viticoltura dinamica in questi ultimi tempi grazie a giovani viticoltori.

I vini più rappresentativi Gaglioppo, difficile da intepretare, con grandi potenzialità, forza tannica esuberante, povertà del patrimonio cromatico, si presta bene all’invecchiamento, richiede un legno non invasivo, molto riconoscibile; Magliocco, dal colore più intenso, di struttura, equilibrato, con buona acidità, Nerello calabrese, Greco bianco, floreale ed agrumato; Mantonico, a bacca bianca, una delle cultivar più tipiche della regione, dalla bella longevità e Greco di Bianco, sinonimo della Malvasia delle Lipari.

I vini in degustazione hanno permesso una panoramica esaustiva dei principali vitigni, diverse interpretazioni per evidenziare anche la componente uomo: Cozzo del pellegrino (Greco bianco) 2014 dell’azienda Ferrocinto; Mantonicoz 2012 (Mantonico) del’azienda L’Acino; Don Filì (Magliocco) 2015 dell’azienda Serracavallo; Cirò rosè (Gaglioppo allevato ad alberello) 2014 dell’azienda Cataldo Calabretta; Terre di Gerace igt Calabria rosso (Nerello calabrese e greco nero) 2014 dell’azienda Barone Macrì; ‘A Vita Cirò classico superiore doc (Gaglioppo) 2011 dell’azienda ‘A Vita; Don Rosario (Magliocco) 2011 dell’azienda Masseria Falvo e Greco di bianco 2010 passito dell’azienda Lucà.

Piera Genta

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