di Stefania Monaco – Il Tempo del 19 – 09 – 10 pag 30

 

«Internazionalizzare il gaglioppo aggiungendo al disciplinare la possibilità di usare uve come il merlot, il cabernet in modo da conferire quel gusto, quel colore che ammalia il mercato» questa è l’intenzione del presidente Gaetano Cianciaruso del Consorzio di tutela vino Cirò. In sintesi la doc Cirò (attualmente gaglioppo per il 95% e 5% di greco e/o trebbiano), dovrebbe cambiare per volere della maggioranza dei produttori. Ma il gaglioppo è un vitigno importante, antico. Portato dai Greci sulla costa jonica e tradotto in vino, veniva caricato sulle navi di Sibari tramite un enodotto. Era il vino di Pitagora, che dava i numeri, d’accordo. «Ma qui si esagera», insorgono i critici. «Quando si ha a che fare con un vitigno così particolare come il gaglioppo, non si può pensare di renderlo di gusto internazionale aggiungendo merlot e cabernet: così si snatura la vera identità di questo vino», afferma Luciano Pignataro, responsabile vino Slow Food Campania. «Dobbiamo stare attenti a non seguire una moda ormai passata. La tendenza è un’altra: in questo momento possiamo giocare un ruolo importante se lavoriamo bene sul prodotto e sulla comunicazione. Al gaglioppo non manca niente, anzi», è quanto dichiara Giovanni Gagliardi, anima e cuore del portale vinocalabrese.it. Produzioni ce ne sono tante, in questa regione, che è quasi sempre assente nell’Italia enologica, tanto che spesso nelle carte dei vini la Basilicata confina con la Sicilia, mentre potenzialmente potrebbe essere la regione del vino (come lo è per l’olio con ben 36 cultivar). A favore del gaglioppo «in purezza» si sono schierati produttori grandi e noti come Nicodemo Librandi (anch’egli matematico: sarà un caso?) e giovani talenti come Francesco De Franco, arrivato fino in Cile per capire come fosse meglio vinificare il suo. Anche Luca Gardini, sommelier del pluristellato ristorante Cracco di Milano racconta: «Mi è capitata una bottiglia di Cirò del ’90 mentre mi allenavo per il mondiale. Ho fatto un salto: il vino di vent’anni era allegro, vivo, profumato, per nulla in decadenza! Un grande vino. Consiglierei ai produttori di Cirò di concentrarsi su prodotti simili». Luca è attualmente il miglior sommelier Europeo.

 

 

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